La Sezione di Parma di Italia Nostra pone la massima attenzione al progetto definito dal proponente del “nuovo” stadio Tardini. L’intervento è destinato ad avere, per dimensioni e collocazione, un fortissimo impatto sull’ambiente e la vita di larga parte della città.

Parma costituisce un caso unico nel panorama nazionale perché ha uno stadio che si trova sui viali che delimitano il centro storico a poche centinaia di metri dal centro città. Sarebbe come se a Roma lo stadio Olimpico fosse vicino a Piazza del Popolo.

È apprezzabile che il Comune di Parma, superando precedenti narrazioni o declamati “sondaggi”, abbia recentemente promosso un procedimento di partecipazione e consultazione dei cittadini sulla base dell’art. 57 dello Statuto comunale. Occorre però osservare che l’importanza e la consistenza dell’intervento unitamente ad esigenze di massima trasparenza avrebbero più opportunamente richiesto l’indizione di un dibattito pubblico ai sensi dell’art. 3, comma 4, DPR 10 maggio 2018 n. 76.

In ogni caso Italia Nostra ritiene che la partecipazione e consultazione dei cittadini debba essere almeno strutturata in linea con alcuni principi fondamentali che presiedono al corretto svolgimento del percorso di democrazia partecipativa così come codificati dal DPR 10 maggio 2018 n. 76.

È essenziale che il dossier posto a base del confronto sia chiaro, comprensibile e dotato di soluzioni comprensive degli impatti sociali, ambientali ed economici dell’opera (art. 7, comma 1, lett. a, DPR 76/2018). Va subito precisato che il progetto preliminare non possiede tali requisiti e dovrebbe pertanto, in vista di una piena e consapevole partecipazione civica, essere integrato.

Infatti lo svolgimento della Conferenza dei servizi oltre ad aver messo in luce molteplici e gravi carenze di analisi e di dati fondamentali, ha anche evidenziato la questione della, almeno parziale, non “leggibilità” del progetto stesso.

Mancano pure elementi per valutare l’essenziale aspetto economico e finanziario dell’operazione visto che i dati forniti dal proponente sono stati ritenuti inaffidabili dallo stesso consulente scelto dal Comune di Parma. Il nuovo stadio, contrariamente a quanto spesso si ritiene, non è affatto a costo zero per la collettività. Infatti il Comune di Parma concorre alla sua realizzazione cedendo la superficie di un’area pregevole, in posizione strategica, estesa diverse migliaia di metri per diversi decenni.

Elementari esigenze di trasparenza impongono che si segua la scelta del Comune di Milano dal Comune affidando a tecnici indipendenti la valutazione — alla luce delle nuove funzioni dello stadio — del valore del diritto di superficie ceduto. Lo esige anche il rispetto dovuto ai cittadini di Parma la cui partecipazione si sollecita e che vedono il maggior cespite del Comune, finora fonte di reddito, utilizzato per contribuire alla realizzazione del nuovo stadio. Dovranno inoltre essere accertati con rigore i costi di realizzazione del nuovo Tardini così da permettere di verificare con certezza l’osservanza del limite al contributo pubblico stabilito, in percentuale ai costi dell’intervento, dalla legge.

Per un proficuo svolgimento del percorso di confronto civico è da chiarire il tema essenziale, già sollevato nel corso della Conferenza dei servizi, della tuttora ignota dotazione dei servizi della zona stadio (art. 2.3.19 del RUE), nonché quello del reperimento dei parcheggi richiesti dalla disciplina in tema di sicurezza degli impianti sportivi. Quest’ultimo problema diventa attuale perché la vigente normativa esige il rispetto della dotazione minima di parcheggi di 1 metro quadro per spettatore sia per i nuovi stadi sia per quelli che subiscono variazioni distributive e/o funzionali. Poiché la norma richiede che i parcheggi debbano essere “in prossimità o a confine dello stadio” appare evidente che non possono essere considerati utili a soddisfare la dotazione minima prescritta i parcheggi scambiatori in quanto posti, proprio per rispondere alle loro funzioni, in prossimità non dello stadio ma della tangenziale cittadina. Del resto destinare i parcheggi scambiatori a servizio dello stadio avrebbe un impatto sociale quanto meno discutibile perché significherebbe privilegiare chi si reca in città per diletto rispetto a chi vuole, ad esempio, entrarvi per motivi di lavoro o studio o salute o per altre necessità.

Dal DPR 76/2018 si desume inoltre il principio che il confronto civico deve coinvolgere tutti gli aspetti dell’opera comprendendovi anche quelli utili a valutare se è opportuno o meno dar corso alla sua realizzazione (art. 7, comma 1, lett. d).

È indubbio che lo scorso gennaio l’intervento sul Tardini è stato ritenuto di interesse pubblico. Tuttavia non meno pacifico è che tale dichiarazione possa del tutto legittimamente essere rimessa in discussione specie da un nuovo Consiglio comunale la cui maggioranza è in continuità proprio con coloro che, giustamente, all’epoca negarono l’esistenza di un pubblico interesse, pur se condizionato all’adempimento di varie prescrizioni.

Escludere la possibilità di aprire un dibattito sull’opportunità dell’intervento, da non confondere con la diversa questione della delocalizzazione dell’impianto, significherebbe negare alla radice un ruolo significativo alla cittadinanza attiva, considerandola semplice cassa di risonanza di decisioni già assunte.

Al proposito è opportuno svolgere una sintetica, ma istruttiva, analisi di fatto che potrebbe forse costituire una sorta di traccia utile anche per i partecipanti al confronto.

Già nella Relazione al P.R.G. di Parma del 1957 i professionisti dell’epoca notarono importanti criticità connesse all’ubicazione dello stadio in zona residenziale, all’impossibilità di ampliamenti ed all’intralcio causato alla viabilità su strade di intenso traffico.

Nel 1992 il giudice amministrativo, censurando il fatto che il Comune di Parma aveva depauperato il quartiere di un’area destinata a verde pubblico, osservò che la localizzazione dello stadio era incongrua in quanto l’impianto era chiuso in un perimetro continuo e totalmente immerso in pieno centro abitato e fornito di accessi che costituiscono autentiche strettoie.

Il vigente PTC della Provincia di Parma infine sottolinea che il polo funzionale del Tardini è scarsamente efficiente in ragione del contesto centrale, del difficile accesso veicolare, dei limitati spazi di sosta e di diverse criticità ambientali e pone quindi l’obiettivo di decentrare le attività di maggiore afflusso pubblico.

In conclusione non è contestabile che giudizi di diverse autorità succedutesi in oltre 60 anni convergono nel sostenere l’inadeguatezza dell’area prescelta per la realizzazione del nuovo Tardini.

Italia Nostra sottolinea che l’iniziativa del privato non solo non risolve, ma aggrava le criticità da più parti unanimemente riscontrate.

Infatti il proponente dichiara espressamente di voler realizzare un impianto che dovrebbe funzionare, durante l’intera settimana, quale polo di attrazione non solo di eventi sportivi ma anche di spettacoli.

Tale prospettiva, oltre a dimostrare un evidente richiamo strumentale al rispetto della tradizione sportiva della città, smentisce l’obiettivo fissato per il polo del Tardini dal Piano Provinciale, moltiplica i problemi di viabilità in un intero quadrante della città finendo per compromette l’ambiente e la salute degli abitanti.

L’amministrazione comunale non può avere alcun dubbio sugli effetti delle scelte che compirà in quanto nell’ambito della Conferenza dei servizi da essa promossa è stato dichiarato da tecnici competenti che il nuovo intervento andrebbe a: “incrementare i livelli di inquinamento in un’area già pesantemente interessata dal superamento dei limiti ambientali di riferimento”.

In sintesi il decantato ammodernamento del Tardini non giustifica le ferite all’ambiente, alla salute ed alle tradizioni civili, culturali e sportive della città.

Se davvero la preoccupazione è solo quella di ammodernare lo stadio senza trasformarlo in una specie di Hard Rock Stadium senza parcheggi a 900 metri dal centro città, allora basterebbe ricondurre il proponente al proprio ruolo richiamandolo al rispetto ed all’attuazione della Convenzione che già è in essere con Parma Infrastrutture S.p.A.

Italia Nostra, sezione di Parma, 10/11/2022