Stadio Tardini: se anche Casagrande del Parma Calcio e l’assessore Bosi pronunciano la parola “fallimento”

Se fino a ora chiunque osasse parlare o scrivere della preoccupante situazione economica del Parma Calcio 1913 S.r.l. o collegarla con il progetto di costruzione del nuovo stadio, veniva ignorato, zittito o addirittura sbeffeggiato, a quanto pare adesso parlarne non è più un tabù:

“Il tema degli stadi è fondamentale per la sostenibilità finanziaria… L’obiettivo è di scongiurare eventuali criticità che coinvolgano la stagione sportiva e il fallimento di un club.”
(Valerio Casagrande, Milano, 14/3/2023).

“Nella malaugurata ipotesi di un fallimento? Queste situazioni hanno un loro iter ordinario che è definito dalle procedure di diritto fallimentare.”
(Marco Bosi, Gazzetta di Parma, 25/3/2023).

Ma perché il “padre politico” del progetto dello stadio, nonché assessore del Comune di Parma, Marco Bosi, e il direttore amministrativo della società Parma Calcio 1913 S.r.l., Valerio Casagrande, parlando del club e del progetto del nuovo stadio, pronunciano entrambi la parola “fallimento”?

Semplicemente perché la situazione dei conti del Parma Calcio e il progetto di ricostruzione dello stadio Tardini sono strettamente connessi.

A quanto pare, bruciare centinaia di milioni di euro senza avere la benché minima possibilità di ritorno sta cominciando a diventare un assioma indifendibile anche per chi (pubblici amministratori, giornalisti locali, responsabili amministrativi di club di calcio, notabili cittadini, etc.) ha sempre sostenuto il dogma che “Krause è ricco e dei suoi soldi fa quello vuole”.

In attesa della pubblicazione del bilancio dell’esercizio 2022, come si possono spiegare € 210 milioni di perdite in poco più di 2 anni?

Tuttavia, ascrivere solo a Krause il disastro economico e finanziario del club non è corretto, l’imprenditore americano ha ereditato, in maniera del tutto consapevole, una situazione già evidentemente compromessa.

Se analizziamo i soli investimenti legati alla compravendita dei diritti alle prestazioni dei giocatori, che oltre a incrementare i debiti sono anche la principale causa dello spaventoso sbilancio tra i costi e i ricavi del club, scopriremo che al 31/12/2021 gran parte dell’indebitamento è attribuibile alle passate gestioni (Nuovo Inizio, Lizhang, Nuovo Inizio) come i dati qui di seguito dimostrano:

Per riassumere, nel bilancio del Parma Calcio 1913 S.r.l. chiuso il 31/12/2021, dei € 154.087.839 spesi per acquisti di calciatori, ben € 108.260.917 sono ascrivibili alle gestioni precedenti (Nuovo Inizio, Lizhang, Nuovo Inizio) e solo € 45.318.790 alla gestione Krause (dal conteggio rimangono fuori i calciatori presi in prestito o quelli acquistati dopo il 2021: Man, Romagnoli, Del Prato, Estévez, Oosterwolde, etc.).

Sempre nel bilancio al 31/12/2021, i costi di ammortamento dei calciatori che gravano sul conto economico ammontano a € 41.735.673, quando a bilancio 30/6/2019, cioè alla fine del primo campionato giocato in Serie A, erano solamente di € 6.514.475. Inoltre, gli acquisti di calciatori hanno fatto lievitare enormemente un’altra voce del conto economico: il costo del lavoro, che nel 2021 è salito a € 60.383.099, era € 37.859.475 a bilancio 30/6/2019.

Quindi, il grosso dei debiti per acquisizioni di calciatori, che ha causato in larga parte anche il pesante sbilancio tra i costi e i ricavi di gestione, l’ha prodotto la compagine parmense di Nuovo Inizio, spesso ricorrendo alla formula del “prestito con obbligo di riscatto”, ossia l’acquisto di calciatori il cui pagamento veniva posticipato in modo da essere contabilizzato nei bilanci successivi, molti dopo il passaggio del timone a Krause.

Alla luce dei dati sopra riportati, il precipitoso passaggio di proprietà del club dalla cordata di imprenditori parmensi a Krause appare ancora più come un espediente per togliere le castagne dal fuoco ai sette di Nuovo Inizio.

Ma come hanno fatto i sette di Nuovo Inizio a convincere Krause ad acquistare un club di calcio che nell’estate 2020 era già gravato da oltre € 100 milioni di debiti e aveva subito perdite per 5 anni consecutivi per totali € 71,5 milioni?

Forse promettendo gli affari immobiliari del nuovo stadio in pieno centro città — con abbattimento della scuola Puccini-Pezzani, come è inequivocabilmente riportato nel progetto depositato dalla cordata di Nuovo Inizio in Comune il 9/9/2020 (1), addirittura più impattante di quello poi presentato da Krause il 21/5/2021 — e dell’ampliamento del centro sportivo di Collecchio?

Ma, dati gli evidenti sviluppi negativi e la prospettiva assai infausta dei conti del Parma Calcio, fino a quando Krause sarà disposto ad assumersi il carico di una situazione così gravosa?

Esiste un “piano B” da parte dell’Amministrazione comunale in caso di fallimento del club o di disimpegno da parte dell’attuale socio di maggioranza?

Vista la sibillina frase dell’assessore Marco Bosi sulla sorte del bene pubblico stadio in caso di fallimento del concessionario, se le cose vanno male, il Comune ritornerà effettivamente in possesso dello stadio o ci sarà un privato pronto a rilevarlo all’asta fallimentare a una frazione del suo valore?

E il recente ingresso dell’azienda Mutti S.p.A. nel piano immobiliare di ampliamento del centro sportivo di Collecchio (400.000 metri quadri di superficie, di cui 320.000 metri quadri di terreni in larghissima parte agricoli, recentemente acquisiti dal Parma Calcio da privati e dal Comune, dislocati al limite con l’area urbana est di Collecchio) che diventerà quasi sette volte quello della Juventus in località Continassa?

Che cosa bolle realmente in pentola? Si tratta ancora di calcio o solo di affari legati a operazioni immobiliari, che oltre a Parma vedono coinvolta anche Collecchio? Quale reale destinazione urbanistica attende quei 320.000 metri quadri recentemente acquisiti dal Parma Calcio a Collecchio?

Chi si prenderà il rischio di finanziare il progetto del nuovo stadio Tardini o dell’ampliamento del centro sportivo di Collecchio? Sarà l’Istituto per il Credito Sportivo (per il 90% di proprietà pubblica: Ministero dell’Economia e delle Finanze, CONI Servizi, Cassa Depositi e Prestiti) con denaro dei contribuenti?

In caso di fallimento del Parma Calcio o del concessionario del nuovo Tardini, finirà come con il centro sportivo di Collecchio, la cui realizzazione è stata finanziata a suo tempo proprio dall’Istituto per il Credito Sportivo, cioè con risorse di una banca pubblica a favore di una società privata, e poi è stato rilevato dalla compagine parmense di Nuovo Inizio dal fallimento del Parma F.C. a un prezzo molto inferiore al suo reale valore? Qualche “oligarca” locale ci sta già pensando?

(1) Dalla Relazione Illustrativa (SF.GEN.01.0001_rev.00) del Progetto di rinnovamento dello stadio Ennio Tardini di Parma e la conduzione e gestione dello stesso (Progetto architettonico Di Gregorio Associati Architetti), depositato in Comune il 9/9/2020 dalla società Progetto Stadio Parma S.r.l., riferibile al comparto societario di Nuovo Inizio S.r.l. (4.5.3 CRONOPROGRAMMA DELLA FASE DI INTERVENTO 2, Pag. 55): “L’impianto sportivo si trova oggi all’interno di un tessuto urbano consolidato. I fabbricati che lo circondano sono principalmente a funzione residenziale o legate a questa. L’unica eccezione è rappresentata dai fabbricati che compongono l’Istituto Comprensivo Giacomo Puccini.” […] “Le lavorazioni della Fase 2 potranno aver luogo solo previa demolizione, a cura dell’Amministrazione Concedente, dell’esistente edificio scolastico posto su Via Puccini; tale edificio pone infatti delle criticità al raggiungimento degli obiettivi finali di riqualificazione dell’impianto sportivo in quanto determina sia una riduzione dell’area cortilizia a servizio dello stadio nonché una strettoia delle vie di esodo ed accesso da parte degli spettatori.”