Con 80,3 milioni di perdita nel 2023, il conto del Parma Calcio 1913 sale a 359,4 milioni di perdite complessive

Con € 80,3 milioni di perdita registrata a bilancio nel 2023, il conto del Parma Calcio 1913 S.r.l. sale a € 359,4 milioni di perdite complessive, di cui € 288 milioni nei soli 3 anni e 4 mesi trascorsi dall’arrivo di Krause.

Sono cifre da capogiro, che allarmerebbero chiunque. Una società che perde più del doppio delle entrate che realizza, che sostiene costi del tutto sproporzionati ai ricavi, che ha bisogno di continue e ingenti iniezioni di fondi per non fallire. Sono € 356,9 milioni tra prestiti e conferimenti soci in soli 3 anni e 4 mesi, più altri € 14,6 milioni nei primi mesi del 2024, per un totale di € 371,5 milioni.

La situazione patrimoniale, cioè il mantenimento del valore dell’impresa, non va certo meglio. Basti pensare che, a fronte di conferimenti in conto capitale effettuati nel corso degli anni dalla holding Krause Group Italia S.r.l. per totali € 299,8 milioni, la società chiude il 2023 con € 88,4 milioni di debiti, cui vanno aggiunti € 9,9 milioni di passività potenziali (fidejussioni), e una consistenza patrimoniale (patrimonio netto) di soli € 18,4 milioni.

Inoltre, dopo la vendita di Kum & Go e Solar Transport, le due società che rappresentavano la quasi totalità del volume di affari del gruppo Krause, il socio d’oltreoceano non è più evidentemente in grado di generare un volume di affari e flussi di cassa sufficienti per fare fronte a un club di calcio che divora 80-100 milioni in perdite all’anno. Quanto sarà disposto a dare fondo ai propri risparmi e fino a quando potrà durare il suo patrimonio personale per “soddisfare il suo ego”, fare felici i tifosi e dare lustro alla città di Parma?

“Ma i soldi ce li metti tu?”, “Se Krause vuole buttare via 371 milioni a te cosa interessa? Sono soldi suoi!”

A fronte di una situazione così incerta e allarmante ci si aspetterebbe che qualcuno cominciasse a preoccuparsi seriamente. Invece stampa locale, tifosi, opinionisti, blogger, politici, amministratori locali e chi più ne ha più ne metta, non fanno altro che magnificare il profluvio di centinaia di milioni che piovono incessantemente sul club di calcio, come fossimo nel “Paese di Cuccagna” e Parma fosse la “Contrada di Bengodi” di boccaccesca memoria. Basta manipolare la narrazione e tutto va bene: “Ma i soldi ce li metti tu?”, “Se Krause vuole buttare via 371 milioni a te cosa interessa? Sono soldi suoi!”.

Se un qualunque cittadino o tifoso può permettersi di credere che un imprenditore “senziente” possa bruciare centinaia di milioni di euro in un club di calcio, o per costruire un nuovo stadio e gestirlo per 90 anni con un piano economico finanziario insostenibile, solamente perché “è ricco” e “i soldi sono suoi”, o perché “la sua famiglia è benedetta” e “lo fa per beneficenza”, i nostri amministratori pubblici invece non possono proprio permetterselo.

Qui il video del surreale intervento di Kyle J. Krause, durante la seduta delle Commissioni II-IV-VI del 6/4/2021, in risposta alla domanda su quali fossero le reali motivazioni che lo spingono a investire a Parma.

Se un privato chiede in concessione un bene pubblico i suoi affari non sono più soltanto privati

Nel momento in cui un privato chiede una concessione pubblica in project financing per realizzare uno stadio di calcio e tenerlo in gestione per 90 anni, i suoi affari non sono più soltanto privati, ma diventano automaticamente una questione pubblica, sulla quale è un preciso dovere dei nostri amministratori fare le necessarie verifiche, pretendere le dovute informazioni e garanzie di solidità finanziaria e provenienza dei fondi, e renderle di pubblico dominio.

Se i nostri amministratori hanno preso informazioni sul socio d’oltreoceano del Parma Calcio 1913 S.r.l., sapranno che la situazione attuale è alquanto diversa rispetto a quella che la stampa locale ha trionfalisticamente strombazzato dal suo sbarco a Parma nel 2020.

Dopo la vendita di Kum & Go cosa è rimasto del gruppo Krause?

Con la vendita di Kum & Go e Solar Transport, le due società che rappresentavano la quasi totalità del volume di affari del gruppo Krause, negli USA rimangono solo alcune attività minori:

  • Krause+, con appartamenti e spazi commerciali in diversi ed eterogenei (per età e stato di conservazione) edifici a Des Moines (è sufficiente consultare il registro delle proprietà immobiliari della Contea di Polk per farsi un’idea del loro valore e capacità di creare reddito);
  • due ranch, Teamwork Ranch e Dalla Terra Ranch, vocati all’agricoltura conservativa, con un allevamento di pecore e un habitat per le quaglie;
  • due squadre di calcio, il Des Moines Menace e il Pro Iowa (che dovrebbe debuttare nella lega professionale USL Championship nel 2025).

Qui il link al sito web di Krause Group: https://www.krausegroup.com/

In Italia, se si esclude il Parma Calcio 1913, Krause attualmente detiene:

  • l’azienda vinicola Enrico Serafino, che realizza € 5,2 milioni di ricavi all’anno;
  • l’azienda vinicola Vietti, che realizza € 19,7 milioni di ricavi all’anno;
  • l’hotel Casa di Langa (acquisito a un’asta immobiliare per € 3,5 milioni), che realizza € 4,7 milioni di ricavi all’anno.

Queste attività insieme realizzano € 29,7 milioni di ricavi annuali con € 1,1 milioni di utile complessivo (bilanci 2022).

Liberty Bank: un patrimonio di 1,23 miliardi di dollari ridotto a 290 milioni in 3 anni, 105 milioni di equity bruciati in 3 mesi

Intanto che ci sono, i nostri amministratori potrebbero chiedere lumi sul passato non proprio edificante di alcune imprese cui risultano collegati esponenti della famiglia Krause, fra le quali Liberty Banshares Iowa Inc. (Clive, Iowa), Liberty Bank (Naples, Florida), Liberty Banshares Florida Inc. (West Des Moines, Iowa) e Liberty Bank FSB (West Des Moines, Iowa), dato che nei confronti di almeno le ultime due risulta essere intervenuta l’autorità federale di vigilanza del risparmio (USA Office of Thrift Supervision) con ordini di cessare e desistere “pratiche non sicure o non corrette e/o violazioni di norme di legge o di regolamento” (“unsafe or unsound practices and/or violations of law or regulation”) tra cui in particolare:

  • “operare con livelli inadeguati di protezione del capitale rispetto al volume, alla tipologia e alla qualità del patrimonio detenuto” (“operating with an inadequate level of capital protection for the volume, type and quality of assets held”);
  • “operare con un livello eccessivo di attività classificate negativamente” (“operating with an excessive level of adversely classified assets”);
  • “operare con un livello eccessivo di prestiti in sofferenza e classificati negativamente rispetto ai livelli di capitale, utili e indennità per perdite su prestiti e locazioni” (“operating with an excessive level of adversely classified and delinquent loans relative to capital, earnings and allowance for loan and lease losses (ALLL) levels”).

A fine 2010, Liberty Bank FSB, fondata da William A. “Bill” Krause, ha letteralmente bruciato $ 105 milioni di capitale degli azionisti (equity) in soli 3 mesi. Le azioni degli investitori, che valevano $ 137 milioni nel 2010, erano quasi prive di valore nel 2012. La banca, che il 31/3/2010 aveva 32 sedi e un patrimonio complessivo (total assets) di $ 1,23 miliardi, secondo la Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC), il 30/6/2013 era scesa a 13 sedi e $ 290 milioni di patrimonio. Il resto è stato ceduto a pezzi e la società chiusa il 30/12/2013.

Il progetto del nuovo soccer stadium di Des Moines di cui si parla da 19 anni

Altro aspetto che dovrebbe richiamare l’attenzione dei nostri pubblici amministratori. Il progetto del nuovo soccer stadium (da 6.300 posti) di Des Moines, un’operazione immobiliare da $ 550 milioni di cui lo stadio rappresenta solo una parte (circa $ 95 milioni di costo), è fermo da oltre 19 anni (se ne parla dal 2004) perché il promotore ha difficoltà a reperire i fondi necessari per realizzarlo. Stando a quanto pubblicato dal Des Moines Register, il maggiore quotidiano dell’Iowa, tutto sarebbe bloccato in attesa che Krause riesca a ottenere un ulteriore finanziamento pubblico di $ 13 milioni.

Ma come? A Parma il tycoon d’oltreoceano può permettersi di investire (leggasi “bruciare”) € 371 milioni in una squadra di calcio che perde € 80-100 milioni all’anno, proporre uno stadio faraonico da € 168 milioni più il costo dello stadio provvisorio per ospitare la squadra durante il cantiere, mentre invece in America si ferma un progetto da oltre mezzo miliardo di dollari perché mancano $ 13 milioni?

Cosa aspetta il Comune a compiere le dovute verifiche e renderle pubbliche?

Il sindaco Michele Guerra, la Giunta e il Consiglio comunale di Parma non credono che, alla luce di tutto quanto sopra, sia essenziale, doveroso e indifferibile, a tutela e nell’interesse di tutti i cittadini di Parma, effettuare approfondite verifiche in merito e renderle di pubblico dominio?

Siamo convinti che un’operazione immobiliare e finanziaria come quella del nuovo Tardini, che per connotazioni oggettive, economiche e ambientali, impatterà per lunghissimo tempo sull’intera città, debba essere vagliata e monitorata dai nostri amministratori pubblici con la massima attenzione e imparzialità.

Questo, ovviamente, prima di regalare a un privato, pardon, concedere gratuitamente per 90 anni, un importante e pregiato immobile pubblico situato nel cuore della città, attualmente valutato € 55,6 milioni a bilancio del Comune di Parma.

Tutti ne trarrebbero giovamento e il sindaco Michele Guerra eviterebbe imbarazzanti equilibrismi offrendo doverose risposte ai molti cittadini che esternano preoccupazioni più che legittime e giustificate, consapevoli che, nel malaugurato caso tutto finisse a gambe all’aria, sarebbero i soli a pagarne le conseguenze (forse).