Gli evidenti rischi del partenariato pubblico privato in project financing

Abbiamo visto in precedenza come i mantra ripetuti a pappagallo da tutti, che “lo stadio verrà finanziato totalmente dal privato”, che “il Comune non ci metterà un soldo” e che “Krause è ricco e se lo può permettere”, non corrispondono alla realtà.

Abbiamo visto come, dato che il progetto del nuovo Tardini sarà realizzato con la formula del partenariato pubblico privato (PPP) in project financing, i rischi economici connessi alla sua costruzione, gestione, conduzione e manutenzione ricadranno, per tutta la durata della concessione, non solo sul privato, ma anche sul Comune, cioè su tutti i cittadini.

La formula del PPP in project financing — in altre parole concessione di costruzione e gestione in finanza di progetto — infatti, a differenza di una iniziativa privata, implica inevitabilmente che una parte dei rischi e degli oneri ricadano sull’ente pubblico. Le insidie di questa modalità contrattuale tra pubblico e privato le abbiamo ampiamente illustrate nel nostro l’articolo Stadio Tardini: tra il privato e il Comune, alla fine chi pagherà il conto?

Basta una minima ambiguità o “svista” nelle clausole della convenzione, o nella matrice dei rischi, o la ratifica da parte dell’amministrazione comunale di cifre più o meno fantasiose del piano economico finanziario, che manderanno in disequilibrio (in rosso), anno dopo anno, i conti di gestione del concessionario, e il gioco è fatto: a pagare sarà Pantalone! Cioè tutti i cittadini di Parma.

Con il project financing più la posta è alta più aumentano i rischi per l’ente pubblico

In questo scenario, più i valori economici in gioco sono elevati e più il volume di affari complessivo dichiarato nel piano economico finanziario (PEF) è esorbitante, più il conto a carico dell’ente pubblico concedente rischia di diventare salato.

Confrontando i tre progetti presentati in Comune si assiste a un preoccupante fenomeno di progressivo quanto ingiustificato aumento dei valori in gioco:

  • In soli 3 anni, il costo di realizzazione dello stadio cresce da € 54.675.000 (con 22.000 posti a sedere) a € 138.448.000 (con 20.986 posti a sedere) con un incremento del 153%. Secondo l’ISTAT, i costi di costruzione dell’edilizia non residenziale, nello stesso arco temporale, sono cresciuti del 14%.
  • L’aumento immotivato e irrazionale riguarda anche il conto economico della fase di gestione dello stadio. Dai PEF dei relativi progetti si desume che i ricavi passano da € 6.324.000 annui (con 22.000 posti a sedere) del primo preliminare (poi ritirato), a € 7.296.000 annui (con 24.738 posti a sedere) del secondo preliminare, peraltro sonoramente bocciato dalla società di consulenza ingaggiata dal Comune, per arrivare a € 16.211.300 annui (con 20.986 posti a sedere) del definitivo presentato il 12/9/2023.
  • Tenuto conto della durata della concessione, i ricavi complessivi della gestione stadio passano da € 252.960.000 (in 40 anni) del primo preliminare, a € 612.846.000 (in 90 anni) del secondo preliminare, per arrivare a € 1.349.369.760 (in 90 anni) del progetto definitivo, con un aumento dal primo all’ultimo del 433%.
  • Come è possibile che la società di consulenza Iniziativa Cube S.r.l., ingaggiata dal Comune e pagata dai contribuenti, abbia sonoramente bocciato il PEF del progetto preliminare esaminato in Conferenza dei servizi, ritenendo i ricavi annuali di € 7,2 milioni esageratamente sopravvalutati, e adesso l’amministrazione comunale possa approvare il PEF del definitivo con ricavi più che raddoppiati a € 16,2 milioni? Cosa (o chi) spinge l’amministrazione comunale a tanto pericoloso ottimismo?

Coi presupposti qui sopra evidenziati, il PPP in project financing del nuovo stadio si trasformerà in un incubo (si legga “danno erariale”) per le finanze dell’ente pubblico concedente.

Stampa e politica locale hanno invece abilmente contribuito a incanalare il dibattito sulla mera disputa tra tifosi desiderosi di avere lo stadio in centro e residenti contrari alla sua ricostruzione in loco, trascurando completamente il ben più rilevante tema economico.

Gli enormi rischi per le casse del Comune, infatti, non verrebbero mitigati da un’eventuale “delocalizzazione” dell’impianto. Rimarrebbero tali anche se venisse realizzato fuori dal centro abitato di Parma.

Perché il Comune di Parma ha scelto la strada più rischiosa del project financing?

C’è da chiedersi come mai l’amministrazione Guerra-PD, in prefetta continuità con quella Pizzarotti-Effetto Parma, acconsenta a legarsi mani e piedi a un privato con un contratto di PPP in project financing della durata di quasi un secolo, con tutti i potenziali rischi e oneri che questa modalità contrattuale implica per le finanze del Comune.

Esistono soluzioni diverse dal project financing, che comportano molti meno rischi per la pubblica amministrazione. Perché non sono state considerate?

Come mai i nostri amministratori non hanno optato per una più semplice e sicura cessione del diritto di superficie a tempo determinato (ex artt. 952 e 953 c.c.), in modo che lo stadio sia realizzato e gestito in forma privata, con tutti i rischi e gli oneri dell’operazione indubbiamente a carico del privato, e con il terreno che allo scadere del contratto tornerebbe (con tutto quello che c’è sopra e sotto) di proprietà del Comune?

Perché Torino, Udine, Frosinone e Bergamo, per i nuovi stadi di casa, hanno scelto soluzioni diverse dal PPP in project financing?

Sarà solo un caso che le amministrazioni comunali di Torino (stadio Allianz), Udine (stadio Bluenergy) e Frosinone (stadio Benito Stirpe) abbiano optato per la semplice cessione del diritto di superficie, o che Bergamo (stadio Gewiss) abbia scelto addirittura la vendita del bene pubblico stadio, sottraendosi così dal doversi fare carico di eventuali rischi e oneri connessi alla costruzione, gestione, conduzione e manutenzione dei rispettivi impianti sportivi, che in tutti e quattro i casi, qualunque cosa succeda, rimangono esclusivamente a carico del privato?

A differenza di Parma, quindi, nessuna delle sopra citate amministrazioni comunali ha accettato, per gli evidenti e concreti rischi che comporta per le loro finanze, di legarsi mani e piedi al privato con un contratto di PPP in project financing.